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LA CROS E I STOI

Punti di interesse nelle vicinanze della Baita.

“LA CROS”

 Prima di iniziare la breve discesa che porta alla baita, alla fine delle salita, si passa da uno slargo denominato “località Pegorara” e   volgendo lo sguardo a sinistra, su uno sperone roccioso che si proietta sopra la Val di Gola, si nota una croce . Ai tempi della guerra in quel posto era ubicata una teleferica. Negli anni i satini hanno pensato di apporvi un segno di pace ed è stata innalzata una prima croce. Negli anni è stato necessario sostituirla e quella attuale è stata realizzata grazie alla donazione dei materiali da parte di un socio. Raggiungere la croce per il breve ed esposto sentiero, può essere oltre che un’occasione per gettare lo sguardo sulla città, anche un momento per riflettere sulla pace, bene prezioso per tutti.

 GLI “STOI”

 I resti delle fortificazioni che si notano arrivando alla Baita dalla Pegorara e che continuano fino alla  sella del Parolet costituivano il caposaldo per l’artiglieria “Pale” ed era parte integrante del sistema difensivo della città di Trento. Questo tratto iniziava sul Palon e passando dal Pale continuava fino a Romagnano. I lavori iniziarono nel 1910 utilizzando la tecnica delle caverne scavate con piccole cariche di dinamite e i martelli pneumatici per non danneggiare la sovrastante copertura rocciosa. La base Pale era composta da depositi munizioni, cucine, vasche per la raccolta dell’acqua piovana e alloggi per ufficiali e truppa tutti scavati nella roccia. Anche la strada militare che gli univa, oggi usata come sentiero, correva sul versante della val di Gola al riparo dai colpi nemici. Il primo armamento installato consisteva in quattro cannoni da campo 9cm/M75, situati in postazioni coperte e scavate nel terreno. Tale dotazione fu poi cambiata con  obici da montagna 10cm/99 molto più efficaci che potevano sparare sia in direzione della Vigolana che verso La Rosta ( monte Bondone).Alla base Pale nel 1915 furono realizzate caverne aggiuntive con alloggi e depositi per una nuova batteria di più moderni obici a torre 10cm/M09 con cupole corazzate simili a quelli in dotazione dei forti degli altipiani. Sul dosso sopra la baita è tuttora visibile il pozzo di grande diametro della progettata avancorazza in calcestruzzo armato con la galleria di collegamento sotterraneo che doveva ospitare uno di questi obici a torre.  I lavori furono poi sospesi e gli obici dirottati verso i forti degli altipiani come pezzi di ricambio.Partendo dalla Pegorara si incontrano dapprima le caverne del corpo di guardia del caposaldo e la prima caverna del 1910. Sulla destra si stacca la stradina che porta al  pozzo dell’obice a torre e poco più avanti l’ingresso sotterraneo dello stesso. Passata la curva si trovano tre caverne, una tuttora usata come deposito, e la sottostante vasca per la raccolta dell’acqua piovana. Questa vasca della capacità di 7 metri cubi è usata come riserva d’acqua per la Baita e consta di due anticamere per il filtraggio e di una grande vasca principale. Dietro la Baita si nota un altro scavo indicante l’inizio della costruzione della seconda postazione dell’obice a torre e sul piccolo prato verso Garniga era situata la postazione dei pezzi d’artiglieria. Scendendo verso il Parolet si incontrano le caverne di servizio della seconda batteria con locali cucina, la cisterna per l’acqua e gli alloggi per gli uomini. Sono ancora riconoscibili all’esterno i punti di fissaggio del tetto e della struttura esterna in legno e i camini in muratura. Sul versante sud della cresta c’èrano le trincee e le postazioni della fanteria che calavano fino a Romagnano. Queste strutture, come tutte quelle che formavano il complesso difensivo chiamato Fortezza di Trento, sono rimaste sempre inutilizzate in quanto mai minacciate dal nemico.

(Notizie tratte dal libro LA FORTEZZA DI TRENTO di Volker Jeschkeit )